venerdì 23 ottobre 2009

Campania Tour 2009 : visitare Napoli – primo giorno


La guida lonely planet per 15 giorni in Campania alla voce itinerari classici recita così : "Si inizia col dedicare a Napoli un paio di giorni, visitando il Museo Archeologico Nazionale e girovagando per le vie di Spaccanapoli celebrate da Dickens, ovviamente senza dimenticare di mangiare la pizza nella città che l'ha creata e di bere un buon caffè...." per poi proseguire verso altre destinazioni, ma Napoli non è solo reperti e mandolini, bensì una dama complessa d'altri tempi che guarda all'oggi con occhi nuovi, rivestita da abiti suntuosi che celano tra le loro pieghe gioielli inestimabili sconosciuti ai più e pidocchi fastidiosi che non la lasciano brillare del suo totale splendore e dedicarle solo due gironi è offensivo se si vuole cogliere in toto il suo sapore verace.

Il volto della bella sirena ad Agosto si cela dietro un velo di quiete apparente, strade deserte e vetrine chiuse, che mostrano al visitatore un mondo che è distante anni luce dal quotidiano di un napoletano doc, che qui ci vive e lavora giorno dopo giorno e che rimane basito da tanta innaturale fermezza, mentre come un moderno Virgilio, ci scorta nei gironi celati della città. Il primo assaggio partenopeo, l'ho avuto di sera, per bere un caffè al bar del Professore vicino a Piazza del Plebiscito, ma fin dal primo incontro ho capito di non essere in una città banale, infatti alle spalle della splendida piazza che mostra orgogliosa il suo scintillante vestito da sera, si stende lo sgualcito scialle del quartiere spagnolo con tutta la sua intricata rete di vicoli stretti e maleodoranti, che si incrociano e si fondono in un tango appassionato con strade alla moda dai nomi prestigiosi i quali rievocano canti, opere teatrali e grandi film di data recente e non. Mentre mi lasciavo sedurre dolcemente dall'aroma intenso e soave di uno dei migliori caffè che avessi mai incontrato, la mia guida mi ha resa edotta di un rito antico che tutt'ora rimane in voga tra i bar della città "il caffè pagato", si usa infatti pagare un caffè ancora da consumare a beneficio di chi non se lo può permettere, esempio palese di quanto complessa e unica sia la società napoletana.

Alla luce del sole cocente la città non altera il suo fascino e continua a contrapporre inesorabile lusso e miseria, ristrutturazione e fatiscenza, tradizione e invasione, artigianato e cosmopoliticità, fede e misticismo, scienza e superstizione ad ogni svolta di angolo. Via dopo via, vicolo dopo vicolo raggiungiamo la Cappella Sansevero uno dei luoghi di culto di maggior pregio che cela al suo interno due capolavori scultorei ad opera del principe alchimista Giuseppe Sammartino: il Cristo velato e la Vergine velata. La mente si inganna dalla perfezione con cui i veli di marmo ricoprono le due statue, tanto da chiedersi che non sia vera seta o vero lino la tela che ricopre le due figure sacre.

Da Sansevero passiamo alla Basilica di San Paolo Maggiore per godere dello splendore delle sue volte e delle ampie navate e per accedere alla visita di Napoli da un punto di vista insolito, che mostra la storia dalle fondamenta e dal cuore, infatti sotto la Basilica si districano i cunicoli della Napoli sotterranea; dapprima cave di tufo e pietra da costruzione per i greci, poi acquedotto per i romani, cloaca e discarica nel medioevo, per divenire, dopo una suntuosa opera di bonifica e igienizzazione, rifugio e deposito durante le guerre mondiali ed infine percorso di visita. Qui incontro la seconda leggenda napoletana : quella del "O' Muniaciello", un folletto dispettoso che si intrufola nelle case e sposta le cose da un luogo all'altro; in realtà si crede che gli originali "muniacielli" fossero gli incaricati delle pulizie delle fognature che si intrufolavano attraverso i cunicoli nelle case nobiliari e prendevano qua e là qualche oggetto un po' per necessità e un po' per divertimento. Ancora una volta mi sorprendo di quanta vitalità e fantasia sia intrisa la città e la sua gente. Usciti dal mondo delle talpe, più ricchi e più divertiti dopo l'insolita gita, veniamo accompagnati nella seconda parte della visita in una normalissima casa popolare, con i soffitti bassi a volta e molte nicchie alle pareti. Ben presto però scopriamo di essere all'interno della struttura di un antico edificio e che attorno, sotto e sopra di noi, celata da stucchi, serramenti, arredi e confusa nel quotidiano di una decina di famiglie napoletane, si trova il resto del teatro romano che stiamo visitando, scoperto solamente nel 2002 da due fortunati archeologi, capitati casualmente in quell'abitazione. Ogni pietra che si sposta in questo luogo può celare tesori più o meno lontani, ma anche qualche brutta sorpresa che squittisce, come scoprirò più tardi. E' ormai ora di pranzo ed il nostro stomaco reclama la sua parte ed ecco che il nostro Virgilio ci stupisce accompagnadoci in una vecchia pizzeria dove la margherita non supera i 3,00 € ed il sapore della stessa manda in estasi le mie papille gustative. Non so se questa sia la più antica pizzeria della città, qui sono in tante a contendersi il primato, ma verrà eletta a preferita in assoluto nonostante le avversarie si battano con onore.

Il pomeriggio procede lento e sonnecchioso, gironzolando tra un negozietto e l'altro dei pochi che sono rimasti aperti in questo periodo rovente e vacanziero dell'anno. Le botteghe artigianali dei maestri intagliatori, che espongono angeli, pecore e pastori, nonostante manchino molti mesi a Natale, fanno bella mostra di se sui banchi in strada in attesa di qualche inaspettato cliente. I fruttivendoli fanno a gara nel decorare le entrate con composizioni originali di frutta e verdura per attirare l'attenzione. Mentre le merci griffate a prezzi stracciati si pavoneggiano in vetrina. Nonostante l'esodo estivo i profumi e i colori ti avvolgono, ti circondano e ti stordiscono. Ci concediamo un caffè e un bel bicchiere d'acqua per ricaricarci e rinfrescarci prima di procedere alla visita della chiesa e del Tesoro di San Gennaro. La devozione per il patrono della città ha raccolto nei secoli meraviglie, oboli e doni da gente comune e da grandi sovrani di tutta Europa, collezionando nel tempo una dote di preziosi degna del più nobile imperatore.

Ormai è l'imbrunire quindi ci spostiamo verso il lungomare per dedicarci al tipico aperitivo napoletano, birra e taralli acquistati in uno dei chioschi che si trovano a bordo strada, abbinato ad una passeggiata che ci porterà al ristorante scelto per la cena. Consumiamo una meravigliosa cena a base di pesce annaffiato con un Lacryma Christi bianco seduti all'aperto ammirando il porto e le mille luci sfavillanti del golfo. La cena ci ha un po' appesantiti e la stanchezza accumulata durante la giornata un po' afflosciati perciò ci dirigiamo verso Castel dell'Ovo per concludere la serata bevendo un cocktail in uno dei tanti localini raffinati che costeggiano le mura del castello. Anche questo posto porta con sé una bella leggenda (tra le più conosciute) di origine medioevale, secondo la quale Virgilio, il grande poeta latino, non il nostro accompagnatore, vi avrebbe nascosto un uovo incantato chiuso in una gabbia. Il luogo dove era conservato fu a sua volta chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da "quell'ovo pendevano tutti li facti e la fortuna del Castel Marino". Si cominciò a credere che finché l’uovo non si fosse rotto città e castello sarebbero stati protetti, ma se qualcosa gli fosse accaduto, guai terribili avrebbero colpito Napoli ed i napoletani...

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